Rassegna Stampa 2014
Quattro giovani talenti chiudono in grande stile il XVII Festival di
Musica da Camera di Napolinova
Da sin.: Massimo Buonocore, Margherita Coraggio, Laura Cozzolino e Gaetano Varriale – Foto Max Cerrito
Il terzo ed ultimo appuntamento della XVII edizione del Festival di Musica da Camera, organizzato dall’Associazione Napolinova ed affidato alla direzione artistica del maestro Alfredo de Pascale, ha avuto come protagonisti Massimo Buonocore (clarinetto), Gaetano Varriale (fagotto) e le pianiste Margherita Coraggio e Laura Cozzolino. Nella prima parte del concerto, il duo formato da Massimo Buonocore e Margherita Coraggio ha eseguito la Première rhapsodie per clarinetto e pianoforte di Claude Debussy (18621918) e la Sonatina di Joseph Horovitz (1926). Il brano del compositore francese venne scritto su commissione del Conservatorio di Parigi, che aveva bisogno di un pezzo da far eseguire ai clarinettisti che partecipavano al concorso bandito del 1910 e conobbe, in seguito, anche una versione orchestrale. Dal canto suo la Sonatina è un lavoro del 1981, appartenente alla produzione di un autore britannico di origini ebraiche, nato a Vienna nel 1926, ma emigrato da bambino in Inghilterra per sfuggire alla persecuzione nazista. La seconda parte della serata si avvaleva, invece, del trio costituito da Massimo Buonocore, Gaetano Varriale e Laura Cozzolino, che ha interpretato il Konzertstück n. 2 op. 114 di Felix MendelssohnBartholdy (1809-1847) e il Trio Pathétique per clarinetto, fagotto e pianoforte di Mikhail Glinka (1804- 1857). Per quanto riguarda l’op. 114, ha alla base una vicenda piuttosto curiosa, nata dall’amicizia fra Mendelssohn e i clarinettisti Heinrich Joseph Baermann e suo figlio Carl. Poiché i due erano dei cuochi provetti, quando si incontravano con l’autore tedesco, spesso gli cucinavano dei piatti prelibati. Per sdebitarsi, Mendelssohn compose il Konzertstück n. 1 in fa maggiore, op. 113 ed il Konzertstück n. 2 in re minore, op. 114, entrambi per clarinetto, corno di bassetto e pianoforte. Abbastanza particolare anche la storia del Trio Pathétique, scritto da Glinka nel 1832, durante il suo lungo soggiorno milanese, alle cui origini ci sarebbe una storia d’amore finita male. Il brano risulta ancora privo di quei caratteri distintivi, legati alla tradizione russa, che avrebbero reso in seguito celebre il compositore russo ed esordì l’anno successivo, sempre a Milano, con l’autore al pianoforte, accompagnato da due orchestrali della Scala. Un breve sguardo agli interpreti, per sottolineare innanzitutto la bravura di Massimo Buonocore, Gaetano Varriale, Margherita Coraggio e Laura Cozzolino, musicisti bravi singolarmente e molto affiatati fra loro, caratterizzati da una freschezza e da un entusiasmo palpabili, che hanno avuto l’ulteriore pregio di proporre una serie di brani di raro ascolto. In conclusione anche l’ultimo concerto della XVII edizione del Festival di Musica da Camera di Napolinova si è distinto per aver evidenziato dei giovani ricchi di talento, dimostrando che, in tempi economicamente bui, se si conosce a fondo il settore, risulta possibile allestire una rassegna di livello più che buono, facendo a meno di artisti affermati.
Un trio molto promettente inaugura il XVII Festival di Musica da
Camera dell’Associazione Napolinova
Giunto alla XVII edizione, il Festival di Musica da Camera, organizzato dall’Associazione Napolinova ed affidato alla direzione artistica del maestro Alfredo de Pascale, presenta quest’anno alcune novità, a cominciare dalla sede degli appuntamenti, la cinquecentesca Chiesa di San Diego all’Ospedaletto in via Medina. Abbastanza differente anche lo spirito della rassegna, che un tempo affiancava future promesse a musicisti esperti, mentre stavolta sarà esclusivamente rivolta ai giovani e, inoltre, è previsto un biglietto d’ingresso, seppur di importo esiguo. Si tratta sicuramente di una ulteriore scommessa, da parte di un’associazione che ha fatto muovere i primi passi ad artisti che oggi sono diventati famosi (un nome per tutti il violinista Fabrizio Falasca) dando sempre ampio spazio, in generale, alle nuove generazioni. E anche nel concerto di esordio, che ha ospitato il Trio Pragma, formato da Federica Severini (violino), Giovanni Sanarico (violoncello) e Gennaro Musella (pianoforte), è emersa la lungimiranza di tale operazione. L’ensemble, da poco ammesso al Corso di Alto Perfezionamento in Musica da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha proposto due brani, il Trio, op. 1 n. 3 in do minore di Ludwig van Beethoven (1770-1827) ed il Trio op. 15 in sol minore di Bedřich Smetana (1824-1884). Nel primo caso siamo di fronte all’esordio ufficiale del compositore tedesco, la cui op. 1, costituita da tre trii, venne dedicata al principe Karl Lichnowsky, uno dei principali mecenati residenti a Vienna, che li fece eseguire nel suo appartamento alla presenza di Haydn (fra la fine del 1793 e i primi giorni del 1794). Il grande compositore fu favorevolmente colpito dai pezzi ascoltati, anche se consigliò di non pubblicare il trio n. 3, lasciando interdetto Beethoven che lo considerava il migliore. In effetti il musicista tedesco non aveva tutti i torti, perché già questo pezzo, pur risentendo dell’influsso mozartiano, presentava allo stato embrionale temi e strutture sviluppati e maturati negli anni successivi, per cui giunse alla convinzione che le affermazione di Haydn fossero dettate soprattutto da una malcelata invidia. Molto differente, invece, il discorso legato alla composizione di Smetana, sia per il fatto che l’autore ceco si cimentò molto raramente con la musica da camera (compreso un lavoro giovanile, cinque brani in tutto), sia perché il trio venne scritto in memoria di sua figlia Bedřiška, precoce talento musicale, morta a 4 anni di scarlattina. Riguardo ai protagonisti, Federica Severini (violino), Giovanni Sanarico (violoncello) e Gennaro Musella (pianoforte) hanno evidenziato una notevole bravura individuale ed un assoluto equilibrio fra le parti, caratteristica indispensabile in ambito cameristico, dando vita ad un’interpretazione di assoluto valore. In particolare ci ha colpito la loro versatilità in quanto, se il trio di Beethoven, affrontato in modo molto fluido, rappresentava un lavoro giovanile e quindi più vicino alla concezione dei componenti dell’ensemble, il trio di Smetana, dotato di una struttura densa e corposa, necessitava di grande compenetrazione ed estrema maturità esecutiva, peculiarità mostrate appieno da tutti e tre i musicisti. Segnaliamo, infine, la presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta, che ha chiesto e ottenuto un bis, tratto da Fantasiestücke, op. 88 di Schumann e va sottolineata anche la discreta acustica della chiesa, che fortunatamente penalizza solo la voce. Non ci resta, quindi, che rinnovare i nostri auguri al Trio Pragma, e ringraziare Alfredo de Pascale per aver colto ancora nel segno, proponendo un ensemble del quale sicuramente sentiremo parlare molto in futuro.
Alla Sala Chopin uno splendido “Omaggio al Violino”
Dopo il concerto dei partecipanti al master del violoncellista Ilie Ionescu, l’Associazione Napolinova, la cui direzione artistica è affidata ad Alfredo de Pascale, ha offerto agli appassionati un altro prestigioso appuntamento. Questa volta la Sala Chopin ha ospitato gli allievi del Corso di perfezionamento di violino tenuto dal maestro Felice Cusano, che hanno dato vita ad un concerto di livello elevato, sia per la qualità di tutti i musicisti, molti dei quali giovanissimi, sia per i brani eseguiti. In apertura abbiamo ascoltato Fabrizio Falasca, classe 1988, sicuramente uno dei migliori violinisti della sua generazione, che proprio nelle rassegne di Napolinova ha mosso i suoi primi passi di una carriera prestigiosissima. E questo non l’ha mai dimenticato per cui, almeno una volta all’anno, torna ad esibirsi in una delle manifestazioni organizzate dall’associazione. Per l’occasione ha proposto il movimento di apertura (Allegro moderato) del Concerto per violino e orchestra in re minore, op. 47 di Sibelius, mediando in maniera mirabile il taglio romantico, preponderante nella prima e poco conosciuta versione del pezzo, con le aspre atmosfere nordiche evidenziate nella versione più nota. E’ stata poi la volta di Francesco di Costanzo, ben confrontatosi con il tempo iniziale (Allegro) della Sonata n. 3 in re minore, op. 108 di Brahms, la più famosa fra le tre concepite per violino e pianoforte. Dedicata all’amico e collaboratore Hans von Bülow, appartiene a quei brani ai quali Brahms poneva mano solo durante le vacanze, per cui ebbe una lunga gestazione, durata dall’estate del 1886 a quella del 1888. Una nuova incursione nel repertorio scandinavo ha visto Elena Nunziante eseguire ottimamente due dei tre movimenti della Sonata n. 1 in fa maggiore, op. 8 di Grieg, dicarattere schumanniano e ancora lontana dai temi che contraddistinguono i lavori cameristici successivi. Lampante esempio di quanto appena affermato, la Sonata n. 3 in do minore, op. 45, che l’autore norvegese compose nella maturità, il cui movimento centrale (Allegretto espressivo alla romanza), ha fornito ad Alba Ovcinnicoff l’opportunità di evidenziare tutta la sua bravura. Di grande spessore anche l’interpretazione di Vincenzo Meriani, che ha prima eseguito il movimento iniziale del Concerto n. 1 per violino e orchestra in si bemolle maggiore K. 207di Mozart, per poi immergersi nelle vorticose sonorità della Tzigane di Ravel, composta nel 1924 dall’autore francese, su richiesta della violinista ungherese Jelly d’Arányi, e scritta originariamente per violino e luthéal (sorta di antenato del pianoforte “preparato”). A Lorenzo Colonna è toccato il compito di far conoscere al pubblico Legende op. 17 in sol minore, lavoro giovanile del polacco Wieniawski, prestigiosa figura di compositore e violinista dell’Ottocento, mentre, a chiusura della serata, Federica Tranzillo, forse la più giovane fra gli esecutori, ma già con il suo notevole bagaglio di esperienza, ha affrontando con autorità il difficile e virtuosistico Allegro maestoso del Concerto per violino e orchestra n. 1 in re maggiore, op. 6 di Paganini. Prima di concludere, vanno citati il pianista Dario Cusano, che ha splendidamente accompagnato tutti i violinisti (a parte la Tranzillo, che si è avvalsa della collaborazione di Pier Carmine Garzillo, altro musicista giovanissimo e promettente) e, naturalmente, ilmaestro Felice Cusano che, avendo a disposizione allievi ricchi di talento, è riuscito a tirar fuori il meglio da ognuno. I ringraziamenti finali, come sempre, vanno ad Alfredo de Pascale, che per l’ennesima volta ha allestito un concerto di estremo interesse, caratterizzato da un programma quanto mai corposo, dando in particolare spazio a giovani promettenti.
Il concerto dei partecipanti al master del pianista Antonio Pompa-Baldi conclude la stagione 2013-2014 di Napolinova
La lunga stagione dell’Associazione Napolinova, la cui direzione artistica è affidata al maestro Alfredo de Pascale, si è chiusa, nella Sala Chopin, con il concerto dei partecipanti al master pianistico internazionale, tenuto da Antonio Pompa-Baldi, foggiano residente ormai da molti anni negli USA, dove è stato chiamato “per chiara fama” a ricoprire il ruolo di “Distinguished Professor of Piano” al Cleveland Institute of Music. Prima di lasciare la ribalta agli allievi del master, il grande interprete ha voluto fornire un saggio della sua bravura, eseguendo Après une Lecture de Liszt di Roberto Piana, brano contenuto nel suo ultimo cd “live”, inciso con la casa discografica sudafricana Twopianists Records. Primo pianista ad esibirsi il calabrese Gianmarco Manfredi impegnato in quattro dei Dodici Studi op. 10 di Chopin (n. 1 in do maggiore, n. 5 in sol bemolle maggiore, n. 6 in mi bemolle minore e n. 7 in do maggiore), pubblicati nel 1833. E’ stata poi la volta del pugliese Marco Capone, che ha eseguito le Scene infantili, op. 15 di Schumann, raccolta risalente al 1838, formata da tredici brani, dove il compositore trasfigura alcuni episodi della sua infanzia, fra i quali spicca il celeberrimo Träumerei (Sogno). Successivamente è toccato alla dodicenne azerbaigiana Firuza Baylarova che, nonostante la sua giovane età, ha già partecipato a diverse competizioni internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti. Si tratta, indubbiamente, di una ragazzina di grande talento, dotata di un tocco agile e di una notevole sensibilità, come si è potuto apprezzare dall’ascolto dei pezzi proposti, l’Allegro assai, dalla Sonata in fa maggiore K.332 di Mozart, il poco noto “Ottobre”, da “Le Stagioni” di Ciaikovskij, e lo Studio op. 25 in fa minore, n. 2 di Chopin. Molto bravo anche l’altro calabrese, Andrea Biamonte, la cui interpretazione del celeberrimo Mefisto valzer n. 1 in la maggiore S 514 di Liszt, ha privilegiato la nitidezza del suono all’esagerato virtuosismo, che pure caratterizza la partitura, evitando in tal modo quei rischi legati alla velocità interpretativa, che spesso provoca una eccessiva sovrapposizione di note, finendo per rendere il brano oltremodo confuso. Chiusura con il campano Antonio Gomena, anche lui giovanissimo, che ha affrontato con grande intensità due brani complessi come la Toccata op. 7 in do maggiore di Schumann e lo Studio di esecuzione trascendentale n.10 in fa minore di Liszt. Tirando le somme, ancora una volta il concerto conclusivo del master pianistico ha posto in evidenza delle ottime individualità ed ha confermato la bravura di Antonio Pompa-Baldi, il cui compito non era certamente quello di ottenere risultati miracolosi, ma di contribuire, nelle poche ore di insegnamento a disposizione, al miglioramento delle potenzialità di artisti già abbastanza affermati o di sicuro avvenire. E gli applausi scroscianti ed i complimenti, tributati da parte di un pubblico attento e un po’ meno irrequieto del solito, risultano fonte di notevole soddisfazione, sia per i partecipanti che per il docente oltre a indicare il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. La conclusione la dedichiamo al maestro Alfredo de Pascale, direttore artistico dell’Associazione Napolinova, che in un momento di crisi così acuta (non solo economica ma anche legata ad uno stravolgimento degli effettivi valori musicali), è riuscito a offrire al pubblico, lungo l’arco della stagione, una serie di appuntamenti di elevato livello, quasi sempre rivolti a giovani protagonisti.
Il Festival Pianistico di Napolinova apre con la grande classe di Antonio Di Palma
Nella splendida “Sacrestia del Vasari” del Complesso Monumentale di S. Anna de’ Lombardi ha avuto inizio, sotto la direzione artistica di Alfredo de Pascale, la XVIII edizione del Festival Pianistico organizzato dall’associazione Napolinova. Ad inaugurare la rassegna è stato chiamato il maestro Antonio Di Palma che, all’attività concertistica abbina quella di apprezzato docente, ed attualmente ricopre anche l’incarico di vicedirettore del Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino. La prima parte del programma, interamente mozartiana, si è aperta con la Fantasia in re minore K. 397 (1782), pezzo di raro ascolto, rimasto incompiuto e molto particolare, per alcuni passaggi che ritroveremo nelle sonate del primo Beethoven, oltre che per la presenza di ben sette cambi di tempo in un brevissimo spazio di tempo, ed una conclusione in una tonalità differente da quella di partenza. Le successive Dodici variazioni in do maggiore sulla canzone francese “Ah, vous dirai-je Maman” K. 265, vennero scritte a partire da un semplice motivo tradizionale per bambini, che il musicista trasformò in un piccolo capolavoro. Inizialmente si pensava che risalissero al soggiorno parigino di Mozart nel 1778, ma studi maggiormente accurati hanno determinato che il pezzo risale al 1871-72 e nacque quindi a Vienna, dove fu pubblicato nel 1875. Brano conclusivo dell’excursus intorno al genio di Salisburgo, la Sonata in la minore K. 331, appartenente ad un trittico pubblicato nel 1784 da Artaria come op. 6. In particolare il brano ha raggiunto una grandissima fama grazie all’ultimo movimento, il celebre “rondo alla Turca”, che in Italia divenne la colonna sonora di uno spot pubblicitario legato ad una marca di detersivi. Dopo un breve intervallo è toccato alla Sonata in do maggiore, op. 2 n. 3 di Ludwig van Beethoven (1770-1827), ultima di una raccolta dedicata ad Haydn, comprendente tre composizioni concepite fra il 1794 ed il 1795. In particolare, la corposità e la struttura della Sonata n. 3, non sono estranee alla lezione di Clementi e, nel contempo, furono certamente pensata per colpire la fantasia del pubblico. Il concerto si è chiuso con il Gran Capriccio da Concerto op. 60 su “La Traviata” di Verdi, dell’olandese di origini ebraiche Joseph Ascher (1829-1869), che si spostò prima a Londra e poi studiò a Lipsia con Moscheles. Nonostante una breve esistenza, la sua produzione comprende circa 200 composizioni, per pianoforte (solo, a quattro mani e a otto mani), e per voce e pianoforte. Per quanto riguarda l’interprete, Antonio Di Palma ci sembra appartenga ad un pianismo lontano anni luce da quello che, a parte poche eccezioni, impera attualmente, dove giovani senza anima gareggiano a chi riesce a suonare il maggior numero di note nel più breve tempo possibile o forniscono interpretazioni “personali” prima ancora di aver assorbito pienamente il brano che stanno eseguendo. E’ un vero piacere, invece, ascoltare e gustare capolavori pianistici proposti con grande rigore, sonorità brillanti e nitide, ed una maturità frutto di grande esperienza, che riconciliano con un certo modo di intendere la musica, che sta progressivamente scomparendo. Non è un caso che, in mezzo al pubblico, ci fosse anche uno dei massimi esponenti di questa concezione pianistica come Aldo Ciccolini, di passaggio a Napoli e venuto esclusivamente per assistere al recital del nipote quale semplice spettatore (e non per ricevere l’ennesimo riconoscimento, come ha tenuto a precisare il maestro de Pascale nel breve discorso di apertura). A proposito del pubblico, accorso numerosissimo e visibilmente soddisfatto, si è comportato abbastanza bene,anche se qualcuno non è riuscito a trattenersi nel fischiettare o canticchiare i motivi più noti, dal rondo mozartiano ai passaggi salienti della Traviata. Alla fine il maestro Di Palma ha voluto omaggiare tutti con il Valzer Brillante, composto da Verdi per la contessa Maffei, attribuito solitamente a Nino Rota, che faceva da sottofondo ad una delle scene più celebri del film di Visconti “Il Gattopardo”. In conclusione, la XVIII edizione del Festival Pianistico di Napolinova è partita con il piede giusto, confermando la validità di una rassegna fra le più longeve, in una città dove anche le iniziative più meritevoli hanno purtroppo vita breve.
“I Concerti di Chiaia” si chiudono con un duo di livello internazionale
La chiesa della SS. Resurrezione a Chiaia ha ospitato il secondo ed ultimo appuntamento della rassegna “I Concerti di Chiaia”, organizzata dall’Associazione Napolinova in collaborazione con la locale arciconfraternita, che ha avuto come protagonisti Raffaele Mallozzi, prima viola dell’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, e Fabrizio Falasca, violinista ventiseienne, fra i più talentuosi della sua generazione. In apertura abbiamo ascoltato una trascrizione per viola della Suite n. 1 per violoncello di Bach, dalle Sei suite per violoncello solo, catalogate BWV 1007-1012, risalenti ad un periodo compreso fra il 1717 ed il 1723, quando il compositore era al servizio del principe Leopoldo di Anhalt-Köthen. E’ stata poi la volta dell’Adagio e Fuga, primi due movimenti della Sonata n. 1 in sol minore per violino BWV 1001, tratta dalla raccolta che Bach intitolò “Sei solo a violino senza Basso accompagnato”, oggi più nota con l’appellativo di “Sonate e Partite per violino solo”, aggiunto nella versione curata nel 1908 da Moser e Joachim, per la casa berlinese Bote & Bock, probabilmente per distinguere le prime, che si rifacevano alla sonata da chiesa, dalle seconde, costituite da una successione di danze, tipica della suite. La seconda parte del concerto è stata invece dedicata a Mozart con i Duetti per violino e viola (n. 1 in sol maggiore KV. 423 e n. 2 in si bemolle maggiore KV. 424). Datati 1783, risalgono al provvisorio ritorno del compositore a Salisburgo, dove il suo grande amico Michael Haydn, fratello del più noto Franz Joseph, ricopriva il ruolo di maestro di cappella alla corte dell’arcivescovo Hieronymus von Colloredo. Sembra che quest’ultimo avesse commissionato sei duetti ad Haydn che, per seri problemi di salute, si fermò a quattro. La tradizione vuole che sia stato proprio Mozart a comporre i due mancanti, e ciò spiegherebbe anche la presenza, nel catalogo di Michael Haydn, di quattro duetti anziché dei sei originariamente richiesti. In complesso un programma corposo ed interessante, interpretato in modo impeccabile dai due musicisti,bravissimi sia nei brani solistici, sia nei duetti, durante i quali hanno evidenziato un affiatamento perfetto. All’elevato livello dell’esecuzione, ha fatto da contraltare un pubblico assolutamente non all’altezza e, volendo fare un paragone calcistico, se Mallozzi e Falasca erano da Champions, una parte degli spettatori era a stento da serie C. Eppure sono sempre le stesse persone che da anni seguono le ottime rassegne, organizzate quasi miracolosamente dal maestro Alfredo de Pascale (direttore artistico di Napolinova), ma ultimamente appaiono in netto regresso di attenzione ed educazione. A ciò va aggiunto un perenne rumore di fondo legato alla “movida” di via Chiaia e, ciliegina sulla torta, il passaggio di una banda musicale durante il primo duetto mozartiano. Non ci resta che ringraziare, come sempre, Alfredo de Pascale, e attendere qualche altro appuntamento organizzato dall’Associazione Napolinova, magari preceduto da una serie di avvertenze rivolte al “gentile” pubblico.
Ai “Concerti di Chiaia” un quartetto di giovani e promettenti musicisti
Il nuovo anno è iniziato da poco, ma l’Associazione Napolinova ha già fatto partire alcune sue iniziative. Una di queste è rappresentata dalla breve rassegna “I Concerti di Chiaia”, organizzata in collaborazione con l’Arciconfraternita che fa capo alla chiesa della SS. Resurrezione di via Chiaia. Protagonista del primo dei due appuntamenti, il quartetto formato da Valeria Iannone (flauto), Francesca Cecere (violino), Francesca Scognamiglio (viola) e Thomas Brian Rizzo (violoncello), che ha proposto alcuni brani di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). In apertura abbiamo ascoltato il Quartetto per flauto ed archi K. 298 in la maggiore, quarto ed ultimo, fra quelli concepiti dal genio salisburghese per tale organico, datato presumibilmente fra il 1786 ed il 1787 e privo di
dedicatario. Gli altri tre, compreso il K. 285b in do maggiore, seconda composizione in programma, erano stati invece composti su commissione di un flautista amatoriale olandese, Ferdinand de Jean, che aveva richiesto una serie di brani per il suo strumento, promettendo la somma di 200 fiorini. Alla fine Mozart ne ricevette meno della metà, e la diminuzione della cifra pattuita potrebbe essere legata al fatto che le partiture risultavano troppo difficili per un dilettante, il che vanificava qualsiasi tentativo di eseguirle. Chiusura della serata con il Quartetto K. 370 in fa maggiore per oboe ed archi, scritto nel 1781 per Friedrich Ramm, oboista dell’Orchestra di Monaco e qui proposto in una versione dove lo strumento solista era sostituito dal flauto. Uno sguardo ora agli interpreti, iniziando da Valeria Iannone, flautista molto brava che, oltre a evidenziare il suo talento come solista, ha trascinato energicamente l’intero organico. Nell’ambito degli archi spiccava l’ottimo violoncellista Thomas Brian Rizzo, dotato di un suono corposo ed intenso, che ha fatto valere la sua maggiore esperienza, ma Francesca Cecere (violino) e Francesca Scognamiglio (viola) sono riuscite a tenergli testa abbastanza bene e, considerando la loro giovane età, denotano un potenziale abbastanza ampio. Chiesa stracolma e pubblico entusiasta, che ha accolto con piacere un ulteriore bis mozartiano, decretando il successo di questo quartetto abbastanza inedito, costituito da giovani esecutori, che ha proposto un repertorio poco battuto, a conferma delle principali peculiarità legate alle rassegne di Napolinova, ovvero la valorizzazionedei giovani e programmi spesso al di fuori dell’usuale. La rassegna proseguirà sabato 8 febbraio, con il secondo ed ultimo concerto, rivolto a musiche di Bach e Mozart ed affidato al duo costituito da Raffaele Mallozzi (viola) e Fabrizio Falasca (violino).